Dappertutto si sta diffondendo la consapevolezza che un mondo nuovo, più sostenibile, è ormai necessario.
C’è l’idea che che non tutto è perduto, che si può ancora fare qualcosa per il nostro futuro, ma c’è la consapevolezza che bisogna farlo ora, da subito, perché il tempo stringe.
La prima scadenza fissata dall’Unione europea per il passaggio ad uno stile di vita collettivo sostenibile è dietro l’angolo, il 2030, anche se il vero limite ultimo, non solo per l’Europa, ma per tutto il mondo, secondo la comunità scientifica, sarà il 2050.
Ognuno di noi può e deve fare qualcosa, perché va sempre ricordato che il mare non è che un’infinità di gocce.
Certo, la verità è che ci sono gocce molto più grosse di altre, che non si può pensare di risolvere il problema energetico, climatico e territoriale senza un importante intervento a livello economico, soprattutto per le grandi industrie, ma, come ci piace dire, se l’azione singola non è decisiva, è certamente rilevante.
È un segno che l’Italia voglia investire la parte più sostanziosa del Recovery Fund, i fondi dell’UE per la ripartenza economica e sociale, nella transizione ecologica, per cui sono stati individuati 5 punti chiave:
Concentrarsi su tutte le possibilità tecnologiche che ci permettono di ridurre nettamente le emissioni inquinanti.
Limitare l’uso di pesticidi, puntare sull’agricoltura biologica, limitare gli sprechi nella produzione della plastica… Solo alcuni esempi per nuovo modello agroecologico sostenibile.
Tra gli obiettivi al 2030 troviamo anche il raggiungimento, nell’Unione Europea, di sei milioni di veicoli elettrici.
Fermare lo sfruttamento di terra e mare per la ricerca di gas e petrolio è il primo passo per dimostrare la volontà di cambiamento.
Gli ecosistemi del nostro pianeta si stanno deteriorando, è assolutamente necessario attuare immediatamente manovre per tutelarli.
Iniziare a pensare e vivere in maniera diversa, a trovare una soluzione insieme, a produrre e condividere l’energia.
Tra gli obiettivi principali del PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (che si può leggere per intero qui) c’è infatti quello di “mettere il cittadino e le imprese (in particolare piccole e medie) al centro, in modo che siano protagonisti e beneficiari della trasformazione energetica e non solo soggetti finanziatori delle politiche attive; ciò significa promozione dell’autoconsumo e delle comunità dell’energia rinnovabile”.
Poiché la questione ambientale riguarda ognuno, c’è il bisogno di coinvolgere tutti, puntando ad un approccio “che metta sempre più al centro il cittadino, anche nella veste di prosumer”, cioè di produttore e conusmatore, superando vecchie logiche ormai inadatte.
Per questo sono previsti dal piano dei premi per l’autoconsumo, e degli incentivi sempre maggiori per sistemi di produzione e scambio di energia pulita.
Vogliamo dare un contributo alla transizione ecologica puntando sulle energie rinnovabili.
Vogliamo superare un approccio che si risolve esclusivamente nell’azione isolata del singolo. Il nostro sistema consiste nel creare una rete di condivisione dell’energia, che aumenti l’efficacia dell’azione di ognuno e nel contempo dia vantaggi a tutti i membri.
Se ci uniamo possiamo fare di più, perché soltanto insieme ci possiamo innovare davvero.